Abramo: una paternità liberata e liberante
In questo momento di ripensamento della figura del padre, che porta con sé la fecondità del nuovo ma anche la fatica della ricerca e della costruzione positiva, questa tesi vuole guardare la paternità da una prospettiva particolare, quella della fede, assumendo la scommessa dell’orientamento catechetico del Secondo Annuncio, che chiede di annunciare una parola di […]
In questo momento di ripensamento della figura del padre, che porta con sé la fecondità del nuovo ma anche la fatica della ricerca e della costruzione positiva, questa tesi vuole guardare la paternità da una prospettiva particolare, quella della fede, assumendo la scommessa dell’orientamento catechetico del Secondo Annuncio, che chiede di annunciare una parola di Resurrezione, lasciandosi interpellare dagli interrogativi e dalle esperienze degli uomini e delle donne di questo tempo. Si è cercato nel testo biblico parole sorgive per dire e agire «l’esperienza più originaria, imponderabile e sorprendente che l’essere umano possa vivere», quella della generazione, dell’essere padre e madre.
Abramo coglie fin dall’inizio del suo percorso con Dio, qualcosa di diverso, un appello che sancisce qualcosa di inusitato, originale, che è di un altro segno, rispetto alle esperienze vissute da lui e dal padre fino a quel momento. A questo appello Abramo sente di dover lasciar spazio: “Va’, lascia”. Non più “prendi”.
Da questa radicale conversione che chiama in gioco la sua libertà, potranno “liberarsi” e divenire pregne di significato le parole promessa e benedizione. Parole che permettono di parlare di “generare” in senso forte.
Abramo permette di entrare nell’orizzonte ermeneutico della generazione sviluppando i temi dell’alleanza, della paternità ferita, dell’indispensabile connessione tra generare e lasciar partire.
L’esperienza di Abramo aiuta ad orientarsi nello spazio ambiguo che apre la paternità: appropriarsi del potere generativo dilatando il proprio ego e promuovendolo sorgente e sovrano di ogni realtà nascente, oppure lasciarsi sorprendere dalla meraviglia riconoscendo che è da un Altro che proviene la vita e liberare così il proprio desiderio di paternità dal bisogno di paternità e riconoscendo al generato una libertà originaria?
