Ti faro mia sposa per sempre.
Riflessione biblico-teologica su giustizia e misericordia a partire da Os 2,4-25
L’intento della nostra ricerca è stato quello di compiere una riflessione sulla giustizia e sulla misericordia, nella fiducia che l’intelligenza della Rivelazione possa diventare sempre più profonda (cf. DV5) .
All’inizio ci siamo chiesti che cos’è la giustizia, avendo la sensazione che quella detta “della bilancia” non faccia altro che appagare un primordiale istinto di ritorsione. Problematico è stato il ritenere, come si costata nella coscienza comune, che la pratica retributiva sia approvata e praticata anche da Dio: in base alla testimonianza della Scrittura, egli punirebbe i cattivi e premierebbe chi gli resta fedele. Il primo capitolo ha contenuto terminologico e chiarisce termini generali come “giustizia”, “retribuzione”, “riparazione”, “vittima” e “pena”. Nella convinzione che il mondo ebraico-cristiano possa dare un apporto significativo abbiamo proseguito la ricerca volgendo lo sguardo alla giustizia ebraica, in particolare ai due procedimenti del mišpāt e del rîb. Il riferimento autorevole e imprescindibile è rappresentato dagli studi di P. Bovati SJ. Il capitolo termina con un paragrafo dedicato alla legge del taglione, spesso utilizzata per attribuire a Dio una logica retributiva, che invece è pienamente umana.
Nel secondo capitolo affrontiamo più da vicino la dinamica della giustizia divina partendo, come ci insegna la Scrittura, da una storia: quella del profeta Osea. La pericope scelta è un rîb, dove la voce del profeta che accusa di adulterio la moglie coincide con quella di Dio che accusa il popolo di idolatria (Os 2,4-25).
Nel terzo e ultimo capitolo un primo paragrafo è dedicato al tema della misericordia, divenuto centrale nei pontificati più recenti. Il secondo tenta di sfatare un equivoco piuttosto radicato nella sensibilità comune, cioè che Dio abbia chiesto a suo Figlio di pagare per le nostre colpe morendo sulla croce. In conclusione, faremo nostra la comprensione, seppur nei limiti umani, che il mistero della misericordia divina chiede di tradursi in gesti concreti rivolti ai nostri fratelli in situazione di disagio. Dedicheremo quindi un paragrafo alla fratellanza e uno ai risvolti morali che la teologia della misericordia ha per il cristiano. Contrariamente alla prassi retributiva, che ha cercato da sempre un appoggio nella Scrittura interpretando alcuni passi scelti a proprio vantaggio, una rinnovata pratica umana ed ecclesiale che incarni la misericordia di Dio può trovare proprio nella Scrittura un impulso generativo, secondo il comando: «Siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36).
