Facoltà Teologica del Triveneto: Progetto THESIS Fttr

Tipologia Tesi: Laurea in Scienze Religiose

  • La grazia cristiforme nell’antropologia soprannaturale di Antonio Rosmini Serbati

    Antonio Rosmini Serbati nacque a Rovereto nel 1797 e morì nel 1855 a Stresa. Esponente di spicco della corrente riformista, una delle due aree presenti nel mondo cattolico del tempo di Rosmini che vede nella libertà e nella democrazia costituzionale nuove opportunità per l’annuncio del Vangelo, nei suoi scritti si adopera per riconciliare la Chiesa […]

    Antonio Rosmini Serbati nacque a Rovereto nel 1797 e morì nel 1855 a Stresa. Esponente di spicco della corrente riformista, una delle due aree presenti nel mondo cattolico del tempo di Rosmini che vede nella libertà e nella democrazia costituzionale nuove opportunità per l’annuncio del Vangelo, nei suoi scritti si adopera per riconciliare la Chiesa con il mondo moderno, la scienza con la fede. La “filosofia cristiana” che Rosmini cercherà di elaborare con le sue opere è una filosofia che, senza cessare di essere razionale, sa far tesoro delle verità cristiane. Una filosofia in grado di offrire i fondamenti ad una teologia piena e soddisfacente: Rosmini fa filosofia per fare teologia. Giovanni Paolo II lo ha annoverato fra i pensatori nei quali si realizza “il fecondo rapporto tra filosofia e parola di Dio”. Il futuro Benedetto XVI ha citato Rosmini tra coloro che, nel XIX secolo, hanno contribuito ad avviare il rinnovamento della teologia. E Paolo VI lo definì un “profeta che in anticipo di un secolo sente ed individua problemi dell’umanità e pastorali, sviluppati in futuro nel Concilio Vaticano II”.
    Il Prete roveretano profuse il suo impegno anche in politica; scrisse “La costituzione civile secondo la giustizia sociale”, per sostenere il progetto di una Confederazione italiana sotto la presidenza del Papa ma con una costituzione liberale, una delle due opere messe all’indice all’indomani della svolta reazionaria di Pio IX nel governo dello stato pontificio.

    “Antropologia Soprannaturale”, seppure rimasta incompleta e pubblicata postuma, è considerata l’opera teologica più importante di Rosmini e permette di indagare come concepisca l’uomo rinnovato dalla grazia divina e come egli pensi l’opera del Verbo e dello Spirito Santo nell’anima dell’uomo santificato.
    La teologia della grazia del tempo di Rosmini è sostanzialmente la teologia della grazia post-tridentina. La questione è sempre quella di chiarire il rapporto tra i due aspetti dell’esperienza cristiana: il primato di Dio e la libertà dell’uomo. Per parlare dell’azione salvifica divina Rosmini parte dall’uomo e questo non perché Dio debba essere compreso nell’orizzonte umano, ma perché il dono soprannaturale di Dio viene ad elevare un uomo che nella sua natura domanda e cerca questo dono: la teologia rosminiana della grazia è prima di tutto un’antropologia. Rosmini sviluppa l’idea dell’essere, che l’uomo ha innata e che diviene la forma di ogni conoscenza. È l’idea dell’essere che permette all’uomo di percepire l’essere ideale, che non è ancora la percezione di Dio; questo potrà avvenire solo per grazia quando all’anima umana verrà impressa la vera e perfetta immagine di Dio, il Verbo.
    Con il termine grazia Rosmini dapprima identifica ogni azione che Dio compie nell’anima umana. Questa è un’azione reale di Dio capace di trasformare la parte intellettiva dell’uomo ed elevarla allo stato soprannaturale. Altro effetto della grazia è quello di creare nell’uomo una nuova potenza che lo rende capace di accogliere il nuovo bene offerto ed orientarlo verso di esso: la virtù soprannaturale della fede.
    Di tutte le operazioni che Dio compie nell’universo, una sola è appellabile “deiforme”: la grazia. Nel dono della grazia Dio è “causa efficiente”, il principio e “causa formale”, il fine. Per Rosmini la grazia è una reale autocomunicazione di Dio all’anima. Con l’incarnazione del Verbo, l’operazione che Rosmini definisce “deiforme sopra tutte le altre”, proprio il Verbo divino è la nuova forma oggettiva dell’anima rinnovata dalla grazia. Il Verbo dunque si dona all’anima la informa di Sé comunicandole la propria relazione personale di Figlio. L’uomo così per grazia ora “verbiforme” diviene partecipe della vita divina secondo la relazione propria del Figlio. La grazia nell’Antico testamento corrisponde solo al dono della legge. Nel Nuovo testamento la rivelazione è del “Verbo manifesto”: Cristo Verbo incarnato che attraverso l’umanità della sua incarnazione rivela alle anime il Padre e la pienezza della grazia in esso contenuta. Ma questa umanità doveva ritornare al Padre, per cui come perpetrare quel mezzo sensibile, questo mezzo sono i sacramenti. Anche nell’Antico testamento i riti che si chiamavano sacramenti dell’antica legge operavano la grazia, ma solo con la grazia donata dai sacramenti istituiti da Cristo si può parlare di una reale azione divina nell’uomo. Quei segni non potevano che essere segni esterni e percepibili ai sensi: questo è il loro limite, non avevano ancora il Verbo manifesto comunicato all’anima. In questo si differenzia il carattere neotestamentario rispetto ai segni antichi: un segno interiore impresso nell’anima che ha come effetto il configurarci a Cristo. L’uomo è rigenerato quando il Verbo divino vi imprime il suo carattere e gli comunica la propria relazione personale di Figlio, il Figlio eterno. La grazia del NT è così “verbiforme” e non più genericamente “deiforme”: questa è la connotazione della grazia offerta ora al cristiano.



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