Facoltà Teologica del Triveneto: Progetto THESIS Fttr

Tipologia Tesi: Laurea Magistrale in Scienze Religiose

  • Sofferenza e dolore interrogano la teodicea

    La logica dell’equivalenza retributiva e quella della sovrabbondanza

    Parlare di sofferenza e di Dio non è mai facile. Questo perché la prima tocca l’uomo nel suo essere più profondo e sembra eliminare la possibilità dell’esistenza di Dio.
    Il male nel mondo è scandalo per l’uomo, scandalo per la fede che non riesce a liberare Dio dalle accuse di una sua responsabilità a riguardo del male.
    Epicuro come vedremo dà voce ad una domanda, unde malum?, che lacera anche oggi i nostri cuori e chiede continuamente risposta. Analizzeremo il problema del male passando in rassegna le principali vie che il pensiero nel corso della storia ha percorso per rispondere a questo insoluto mistero.
    Lungi dall’offrire una risposta cercheremo di tracciare una via, quella della sofferenza entro la quale poter conoscere Dio, per poterlo vedere “faccia a faccia”.
    Una via che resta dunque anche domanda, una strada che però non da una risposta certa e tenta piuttosto di farci uscire una volta per tutte dal meccanismo della pena, del peccato e dell’espiazione che governa i nostri modi di pensare e di intendere Dio. Una via che segue quella che definiremo logica della sovrabbondanza dove Dio si dona gratuitamente in un ordine di senso a noi sconosciuto che comprende anche l’orizzonte della sofferenza.
    La tesi è articolata in tre diversi capitoli ognuno dei quali andrà ad indagare nella storia del pensiero gli elementi che raccontano del rapporto tra l’uomo la sofferenza e Dio.
    Filo conduttore che unisce le varie prospettive e che narra di una sapienza che regala ancora oggi domande sempre nuove sarà il libro di Giobbe, instancabile cercatore di verità che non si accontenta della logica dell’equivalenza retributiva e già si prospetta verso quella logica della sovrabbondanza inaugurata poi da Cristo.
    Nel primo capitolo la riflessione verterà sulla ricerca di un’antropologia per Dio, a partire dalla dimensione della teologia greca fino alla risposta giudaico-cristiana all’impellente affermazione “meglio non esser nati”.
    Il secondo capitolo sarà una critica delle teodicee tradizionali sotto una prospettiva che domanda verità e non comprensione, chiede saggezza non pietà. Si andrà quindi alla ricerca di una teologia del dolore di Dio, attraverso la visione ebraica del pathos di Dio, dalla quale sarà poi sviluppata la risposta cristiana di Moltmann che parla di un Dio
    immerso pienamente nel dolore della crocifissione e che assorbe tutte le sofferenze dell’umanità. Il terzo capitolo, denuncia l’insondabilità del mistero del male e forte delle riflessioni dei filosofi del dopo Auschwitz, si pone in continuità con la riflessione ricoeuriana non offrendo posizioni rigide, dottrinali e neppure coerenti, ma tracciando una via insidiosa che si insinua tra le pieghe della saggezza provenienti dall’esperienza dell’indigenza e del dolore. Una via narrativa quindi non argomentativa, già tracciata J.B. Metz, che non afferma verità limpide e chiare in anticipo, ma che si interroga sulle istanze di tali determinazioni come verificabili attuali e concrete.



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