Dalla «Santità ospitale» un’ospitalità santa
attualità di antiche categorie, a partire dall’Ouverture de «Il cristianesimo come stile» di C. Theobald
Può essere vantaggioso rileggere la vita del Nazareno secondo la categoria di «santità ospitale», proposta a C. Theobald? Il vaglio critico di questa espressone, sviluppato nel presente testo, si snoda partendo da una disamina dei termini in questione («santità» e «ospitalità») nell’Antico Testamento e nel Nuovo, raccogliendo pure elementi presenti altre culture come quella greca, con l’episodio dell’Iliade che ha per protagonisti Glauco e Diomede, e quella latina, con i «Fasti» di Ovidio. Elementi interessanti saranno forniti anche dal romando «L’Idiota» dell’autore russo Dostoevskij.
Il secondo capitolo riprende il pensiero di Christoph Theobald ripercorrendo l’Ouverture de «Il Cristianesimo come stile». Quale «elementare» Gesù intercetta nelle sue relazioni? Come analizzare gli effetti di questi incontri, quale è lo scarto tra fiducia, fede «antropologica» e fede «cristologica? Gesù, nella sua assoluta libertà e congruenza, chiama l’uomo a partecipare alla sua stessa «santità ospitale» e si rivela come un «traghettatore», che guida all’incontro con il Padre. Partecipando al dono della fede, l’uomo non può che ri-donarlo agli altri generando una spontanea testimonianza. Nel percorso saranno ripresi autori come E. Jüngel, R. Repole, P. Tillich e P. Ricoeur.
Il terzo capitolo cerca infine di coniugare quanto emerso dai precedenti con il contesto attuale: partendo da alcune letture della contemporaneità ci si interroga sulla validità di questa categoria e, nel farlo, si incontrano documenti come «Gaudete et exultate» e «Lumen Gentium». Leggere l’esistenza di Cristo nei termini di «santità ospitale» corre alcuni rischi, quali una possibile riduzione «etica» data da una lettura ingenua della questione o uno svilimento della complessità dell’evento Gesù Cristo, limitando il suo essere Figlio ad un connotato (la santità) e a un atteggiamento (l’ospitalità). Nonostante ciò, la «santità ospitale» risulta comunicativa e trasversalmente valida per un approccio stilistico al Cristianesimo?
La catégorie «sainteté hospitalière», proposée par Theobald dans le volume «Le christianisme comme style» est traitée à partir de l’Ancien et du Nouveau Testament. Ensuite, les textes d’Homère et d’Ovide et le roman de Dostoïevski «L’Idiot» fournissent d’autres éléments intéressants. Après avoir repris la pensée de Theobald, des thèmes tels que la foi, la liberté et le don sont abordés également grâce à E. Jüngel, R. Repole ou P. Tillich.
La dernière partie du texte questionne la validité de la catégorie dans le contexte contemporain. En particulier, «Gaudete et Exultate» et «Lumen Gentium» sont repris. Est-il sensé de proposer une nouvelle catégorie pour donner le Christ à l’homme aujourd’hui? N’y a-t-il pas un risque de réduire la filiation divine du Christ à la sainteté, réduisant ainsi l’événement de Jésus-Christ à une éthique?
