Una lettura del trattato di ascetica e mistica
Le sette armi spirituali di Santa Caterina da Bologna. Il limite come opportunità?
L’itinerario del lavoro si delinea così: il primo capitolo vuole offrire un orizzonte in cui collocare il trattato “Le sette armi spirituali” di Santa Caterina da Bologna; per prima cosa do allora alcuni elementi per la comprensione del contesto storico dell’epoca, e per fare questo mi riferisco anzitutto all’esperienza fondante la vita religiosa delle clarisse, ordine cui la santa appartiene, e cioè a quella di Francesco e Chiara d’Assisi nel XIII secolo (primo paragrafo), per poi – dopo aver velocemente percorso la storia delle riforme che, a partire da quell’inizio, si sono succedute – guardare all’ordine clariano e alla vita religiosa nel secolo XV (secondo paragrafo); nel terzo paragrafo fornisco alcuni elementi biografici di santa Caterina e richiamo le altre sue opere; nell’ultimo paragrafo, il quarto, percorro l’intero trattato, volendone offrire una visione d’insieme.
Nel secondo capitolo, il nucleo del lavoro, leggo e commento le armi una ad una, cercando di comprenderle alla luce del significato dell’intera esperienza spirituale di Caterina come emerge dall’intero trattato e alla luce dei frequenti riferimenti biblici, esaminando inoltre alcuni termini da lei utilizzati e particolarmente significativi nella tradizione spirituale. Nell’ultimo paragrafo, l’ottavo del capitolo, ricerco quei nessi di collegamento tra le armi, secondo l’ordine in cui sono esposte, che possano permettere di individuare un itinerario da lei offerto.
Nell’ultimo capitolo tento una lettura dell’obbedienza, la virtù più raccomandata da chi scrive, secondo la chiave di un limite che offre un’inaspettata opportunità di libertà, non secondo una semplice valorizzazione di ciò che il confronto/scontro col limite provoca, ma più radicalmente grazie al nuovo orizzonte che ci apre la Pasqua di Cristo che ha attraversato l’ultimo limite dell’uomo.