Resilienza e obbedienza in Etty Hillesum
Questo lavoro si prefigge come scopo quello di approfondire l’aspetto della resilienza di Etty Hillesum, indagando se e in quale modo questa si esprima anche come obbedienza ad altro da sé. La resilienza di Etty Hillesum viene qui mostrata non solo come capacità di resistere agli urti della storia senza farsi travolgere dal male e […]
Questo lavoro si prefigge come scopo quello di approfondire l’aspetto della resilienza di Etty Hillesum, indagando se e in quale modo questa si esprima anche come obbedienza ad altro da sé.
La resilienza di Etty Hillesum viene qui mostrata non solo come capacità di resistere agli urti della storia senza farsi travolgere dal male e dalla sofferenza, ma anche come missione presagita e accolta di testimoniare, con la propria vita e con l’amore profuso in essa, alle generazioni future, un modo nuovo di vivere, aperto al bene e alla gioia e immune alla virulenza dell’odio e della vendetta.
Riguardo l’obbedienza, si è prima indagato quale sia stato il percorso di vita di Etty, nei sentieri di quell’ascolto che l’ha portata alle vette di umanità raggiunte: dal suo incontro con lo psicochirologo Julius Spier alla scoperta della fede. Sono emerse così le pratiche in cui questa giovane donna ha abbia inizialmente indirizzato la sua attenzione e la sua docilità, mostrando una fedele adesione a determinate regole e valori.
Dopo un periodo di affidamento a un’autodisciplina rigenerativa consigliata dal suo maestro, accolta con serietà e fermezza, la Hillesum vive l’obbedienza nella forma di una fedeltà appassionata a se stessa e agli altri, ai fini scelti e ai valori intravisti, e questo farà sì che la fedeltà e la coerenza come adesione a una verità continuamente cercata sfocino in un senso di responsabilità nei confronti degli altri e della vita.
Questa, insieme con una fede che diventa sempre più profonda e personale, trasformerà l’obbedienza della Hillesum in un continuo e appassionato sì alla vita, che è, insieme, un sì a Dio, che vive nel suo cuore.
Il suo abbandono sarà tale da farle dire che non cercherà più di essere salvata, ma sarà lei a voler salvare Dio, disseppellendolo dal suo cuore e dal cuore delle altre persone incontrate. Questa teologia quasi scandalosa è un grande inno alla vita, come un tutto armonico che non ha nulla che si debba rifiutare, e alla libertà, nella sua forma più vera e autentica che consiste nella capacità di aderire a Dio non per obbligo ma per scelta, anche nelle situazioni più contraddittorie, e nella consapevolezza che Dio non forza la volontà di chi sceglie il male, ma apre vie inaudite a chi la usa per aderire al bene.