Facoltà Teologica del Triveneto: Progetto THESIS Fttr

Tipologia Tesi: Laurea Magistrale in Scienze Religiose

  • CURA E FRAGILITA’ ESSERCI CON IL PROFUMO DELL’ALTRO

    FRAGILITÁ E CURA, ESSRCI CON IL PROFUMO DELL’ALTRO Senza la cura la vita non può fiorire. C’è la necessità di bene e la neseccità di difendersi dalla sofferenza. Pur disponendo di autonomia, nessuno senza l’aiuto premuroso di altre persone non riesce a far fiorire le proprie possibilità di ESSERE. Noi siamo esseri mancanti e in […]

    FRAGILITÁ E CURA, ESSRCI CON IL PROFUMO
    DELL’ALTRO
    Senza la cura la vita non può fiorire. C’è la necessità di bene e la neseccità di difendersi dalla sofferenza. Pur disponendo di autonomia, nessuno senza l’aiuto premuroso di altre persone non riesce a far fiorire le proprie possibilità di ESSERE. Noi siamo esseri mancanti e in continuo stato di bisogno di procurarci cose per nutrire e conservare il corpo e l’anima. La debolezza umana sta proprio nel non possedere il nostro ESSERE.
    La tesi si propone di indagare l’esistenza come luogo della cura e della fragilità, arrivando a cogliere in fondo una nuova idea di Dio connessa con la cura e la fragilità. Si intende seguire tale schema di lavoro
    1- ANALISI DELL’ESISTENZA COME CURA
    Nel momento in cui veniamo alla vita cominciamo a perderla, questa esposizione la sentiamo così forte che ci è dato il potere di conservarla. Il trovarci “gettati al mondo” ci pone un compito irrevocabile: occuparci della
    vita. La cura delle cose è la nostra cura della vita. Per Hiddeger il prendersi cura della vita non si risolve solo nel procurare cose, ma si realizza prendendosi cura delle possibilità rispondendo positivamente all’impegno di esistere. L’essere umano è in continuo divenire e in cerca della sua forma. Ĕ in questa mancanza di forma che l’essere è chiamato ad oltrepassarsi “prendendosi a cuore il tempo della vita”. L’esserci è un poter-esserepossibile, in cui la cura tende a realizzare il possibile nelle sue formemigliori.
    2- LA CURA NELLA FRAGILITÁ UMANA
    La vita non risparmia momenti difficili sia nella carne che nell’anima:la malattia mette in evidenza la nostra debolezza ontologica, senza aver sovranità su quel divenire ritrovandosi alla periferia del proprio esistere. Ma E. Stein va oltre, invita a pensarci come un tutt’uno: un corpo che vive di spirito e di un’anima incarnata. In questo modo si può cambiare il nostro modo di stare in relazione con noi e con l’altro.
    3- L’ESISTENZA COME RELAZIONE CON L’ALTRO NELLA COFRAGILITÁ
    La cura di sé necessita quel nutrimento che viene dagli altri. Nessuno da solo realizza il progetto di esistere. Noi siamo intimamente razionali e interdipendenti e in questo dipendere sta la nostra vulnerabilità. La pluralità è la condizione dell’esistenza , ma ciascuno è unico e mai identico. Per poter essere ci vogliono gli altri. Non esiste un bene singolare ma un bene plurale, poiché la ricerca del bene è concepita come prassi relazionale Riconoscere perciò la propria fragilità significa recuperare la verità della nostra condizione umana: tutti dipendenti e tutti esposti al rischio dellerelazioni che ci fanno rompere i confini dell’IO.
    4- LA FRAGILITÁ E ILVOLTO DEL DIO BIBLICO
    La condizione di vulnerabilità e debolezza si rivela anche come opportunità particolarmente favorevole per un processo di maturazione per il ripensamento del volto di Dio, un Dio che aiuta nella sua fragilità.
    Conclusione
    La mia personale fragilità ha fatto sì che il tempo diventasse non solo il kronos imposto, ma il kairos che aggiunge vita ai giorni e non giorni alla vita



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