Abitare la propria vita, “malgrado tutto”.
Storia della ragazza che non sapeva inginocchiarsi…
Questa tesi analizza la vita ed il pensiero della scrittrice Etty Hillesum, giovane ebrea olandese
morta ad Auschwitz nel 1943, in rapporto agli eventi storici circostanti. Scoprii le sue opere
molti anni fa e, da allora, è stata un punto di riferimento importante nella mia vita.
Ho approfondito diverse riflessioni contenute nei suoi diari (1941-1943) e nelle sue lettere
(1942-1943), che testimoniano il suo straordinario percorso di crescita spirituale, svoltosi
negli anni dell’occupazione tedesca dell’Olanda, in cui vi furono persecuzioni sempre più
gravi nei confronti degli Ebrei dei territori occupati.
Etty decise di “esserci”, cioè di condividere il destino del suo popolo, rinunciando a proteggersi,
fino alla deportazione. A partire dall’ incontro con Julius Spier e attraverso la lettura, l’amore
per la natura, la gratitudine per le piccole cose della vita, aprì un dialogo profondo ed intimo
con Dio, giungendo alla consapevolezza che Egli non è colpevole del male compiuto dagli
uomini, e che era sua (ed oggi è nostra) responsabilità “aiutare Dio”, attraverso l’amore
per gli altri.
Ho approfondito alcune specificità del suo rapporto con Dio, tra cui la scelta possibile di
“ospitarlo in noi”, avendone cura e riconoscendo la sua presenza nella nostra fragilità.
Anche nelle circostanze peggiori, Etty continuò a credere nella bellezza della vita, nutrendo la
sua anima attraverso la lettura e la meditazione della Bibbia ebraica e di diversi autori cristiani,
tra cui Rilke, Tolstoj e Dostoevskij. Elaborò una sua personale fede in Dio che andava al di là
delle sue radici ebraiche, senza mai rinnegarle. In un paragrafo, ho provato a collegare il suo
pensiero con quello di altre persone a lei contemporanee: D. Bonhoeffer, E.Stein e S.Weil.
“Odiare non ha senso”: questa frase esprime la sintesi della rivoluzione interiore compiuta
dalla Hillesum, e la contemporaneità a noi del suo pensiero.
