Come dire il Dio creatore oggi?
Una proposta a partire dal modello panenteista di P. Gamberini
Nel contesto attuale affermare di credere in un Dio creatore non è scontato ed è soggetto a numerosi fraintendimenti legati molto spesso a concezioni teologiche superficiali o a sbilanciamenti sul piano scientista, che non lasciano spazio ad alcun dialogo con la teologia. Eppure entrambi i simboli di fede, sia quello niceno-costantinopolitano che quello apostolico, affermano la presenza di un Dio che innanzitutto è «creatore del cielo e della terra». Dunque non si può prescindere da questo aspetto se si crede in un Dio come quello che ci consegna la tradizione cristiana.
Per indagare e tentare di dare alcune risposte ragionevoli alla questione, lo studio è stato costruito prendendo spunto dalla corrente di pensiero chiamata panenteismo e in particolare dal monismo relativo di Paolo Gamberini sj. Nel maggio 2022 il teologo gesuita ha fatto uscire un suo lavoro — «Deus due punto zero. Ripensare la fede nel post-teismo» — nel quale tenta di ri-dire la fede nell’attuale contesto culturale caratterizzato da una certa comprensione scientifica dell’universo e, ormai, non più incline ad accettare una concezione “mitologica” di Dio.
