Albino Luciani divenne papa Giovanni Paolo I e tutto il mondo festeggiò l’evento. Solo un mese più tardi, però, quel 29 settembre del 1978, la notizia della sua morte colse tutti di sorpresa e non ci fu il tempo necessario per preparare un’eredità tale da poter passare ai fedeli e ai successivi pontefici. La tristezza […]

Albino Luciani divenne papa Giovanni Paolo I e tutto il mondo festeggiò l’evento. Solo un mese più tardi, però, quel 29 settembre del 1978, la notizia della sua morte colse tutti di sorpresa e non ci fu il tempo necessario per preparare un’eredità tale da poter passare ai fedeli e ai successivi pontefici. La tristezza per l’accaduto si caricò di forte rammarico. La sua elezione fu davvero un’esperienza mancata? È stato questo il pensiero con cui ho iniziato la ricerca per l’elaborato.
Spesso il rischio è di dare uno sguardo troppo superficiale al tempo, misurato e avvalorato nei soli termini della quantità, che per papa Luciani, non ha sommato alcuna enciclica, alcun sinodo, alcuna riforma.
Sorprende scoprire che i tratti di sacerdote attento e presente, sensibile e sollecito, l’hanno accompagnato fin da bambino, a “viaggiare” con il cuore verso Dio e a dire, poco prima della sua morte, di aver fatto un «Viaggio bellissimo».
Questo lavoro non intende parlare della relazione tra Albino e Dio, anzitutto perché non possiamo conoscerla e questo dato ci è stato confermato anche dallo stesso Luciani nella sua illustrissima e trepidante lettera. Così, infatti, scrisse a Gesù: «Tu lo sai. Con te io mi sforzo di tenere un colloquio continuo. Tradurlo in epistolario, però, è difficile: sono cose personali».
Questo elaborato vuole invece evidenziare la figura di un uomo che aveva fatto della sua vocazione il compito di un’intera vita e che, forse, non era impreparato all’incontro con Dio, al suo termine.