Gesti della fede e parole della teologia al tempo del Covid-19
Distanziamento sociale, restrizioni sugli spostamenti, limitazione degli assembramenti sono tutte espressioni con cui abbiamo nostro malgrado imparato a familiarizzare nel corso dell’anno 2020, da quando l’emergenza da Covid-19 ha reso necessaria l’introduzione di misure urgenti di contenimento del virus. Nella vita della Chiesa questo si è tradotto nell’impossibilità delle celebrazioni liturgiche, nel digiuno eucaristico forzato […]
Distanziamento sociale, restrizioni sugli spostamenti, limitazione degli assembramenti sono tutte espressioni con cui abbiamo nostro malgrado imparato a familiarizzare nel corso dell’anno 2020, da quando l’emergenza da Covid-19 ha reso necessaria l’introduzione di misure urgenti di contenimento del virus. Nella vita della Chiesa questo si è tradotto nell’impossibilità delle celebrazioni liturgiche, nel digiuno eucaristico forzato e nella interruzione di tutte le attività “in presenza”; tutto ciò ha comprensibilmente causato un disorientamento generale all’interno del mondo ecclesiale, che ha portato a reazioni e comportamenti multiformi. Il modo in cui rispondiamo ad una sollecitazione esterna, più o meno inaspettata e destabilizzante, dice molto di quello che siamo, di cosa ci portiamo dentro, di come ci collochiamo nel mondo, delle nostre aspettative e della nostra progettualità futura. E spesso dice molto di più delle parole stesse che pronunciamo.
L’intento di questo lavoro è quello di dare una rilettura dei gesti di fede e dei comportamenti vissuti nella chiesa in questo particolare periodo storico, nella consapevolezza che si tratta certamente di uno sguardo parziale e per molti aspetti ancora “invischiato” nella realtà che si tenta di analizzare, ma non per questo meno interessante per il teologo che va continuamente a monitorare i segni dei tempi, in un processo di discernimento che sa cogliere nella realtà ciò che è essenziale per poi decidere come prendersene cura.
Particolare attenzione viene dedicata al gesto della fede per eccellenza che ha contraddistinto questo tempo: il momento straordinario di preghiera in tempo di epidemia presieduto da Papa Francesco il 27 marzo 2020 in piazza San Pietro. L’analisi di tale momento ci aiuta a ricavare alcuni elementi che, letti in un’ottica di estetica teologica, ci permettono di coglierne la bellezza e di riportare il tema della bellezza su un piano che va oltre la dimensione tangibile e che rimanda ad un’Alterità in grado di manifestarsi nel mondo sensibile, seppur in maniera inattesa.
