Facoltà Teologica del Triveneto: Progetto THESIS Fttr

Tipologia Tesi: Licenza in Scienze Religiose

  • La nomina dei vescovi in Italia.

    Dalla Legge delle Guarentigie alla revisione del Concordato del 1984: percorso storico.

    Con il presente lavoro, si intende analizzare un aspetto importante per la vita della Chiesa ovvero la nomina del vescovo. Il tema è molto ampio, così come la letteratura in materia, e non si ha la pretesa di esaurire l’argomento. L’intento è quello di circoscriverlo in un particolare momento storico, ovvero dall’emanazione della cosiddetta Legge delle Guarentigie – promulgata dall’allora Regno d’Italia il 13 maggio 1871 e regolante i rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa – fino alla revisione del concordato tra Italia e Santa Sede sottoscritto in Roma, presso Villa Madama, il 18 febbraio 1984. Prenderemo in esame dunque solo il contesto italiano, nell’ottica delle relazioni tra Stato e Chiesa nel periodo storico indicato.
    La figura del vescovo è rilevante non solamente per la comunità ecclesiale, ma ha anche importanza sociale, politica, di impatto popolare, grandemente significativa per la vita di una nazione. Se la nomina dei vescovi è sempre stata di interesse prima-rio nella Chiesa – per cui è fondamentale la decisione del Papa –, la funzione sociale di chi guida una diocesi vede fortemente interessato anche chi governa uno Stato. La nomina del vescovo di una diocesi vede la presenza più o meno incisiva di un governo, che può fare pressioni anche molto forti sulla Santa Sede, partendo proprio dalla struttura dello Stato, dalla democrazia dello stesso e dal giurisdizionalismo che può segnare la politica religiosa di un governo. L’Italia dal 20 settembre 1870 al 18 febbraio 1984 ha avuto varie tipologie di governi che hanno visto la Chiesa come elemento estraneo e disturbatore, o come supporto politico o avente una funzione collaterale. La nomina dei vescovi ha patito queste situazioni, perché lo Stato si è sempre fortemente interessato alla questione, chiedendo per lungo tempo un segno di fedeltà allo Stato da parte dei vescovi stessi.
    L’obiettivo è far emergere, nei diversi momenti della storia italiana, nel periodo storico prescelto, la nomina dei vescovi, che nel contesto delle diverse epoche ha avuto modalità molto diverse.
    Si tenterà di ripercorrere l’evoluzione storica di questo aspetto della vita ecclesiale nelle diverse epoche – dalla Legge delle Guarentigie alla revisione del Concordato del 1984 – caratterizzate da iniziali tensioni e successivi riavvicinamenti tra lo Stato italiano e la Santa Sede. Con questa ricerca si intende, in definitiva, analizzare l’aspetto particolare della nomina dei vescovi all’interno del grande tema del rapporto tra Stato e Chiesa, sottolineando anche i protagonisti e le visioni politiche.
    L’impostazione del lavoro è articolata in quattro capitoli, infatti l’obiettivo è anche quello di proporre quattro prospettive diverse ognuna avente sempre il mede-simo tema suddetto. Il primo capitolo si concentra più su un aspetto storico-ecclesiologico generale avente ad oggetto le relazioni tra Chiesa e mondo alla luce del periodo storico del modernismo, e intende descrive come questa epoca abbia influenzato la Chiesa stessa nella propria autoconsapevolezza e l’abbia condotta a una pro-pria riscoperta. Il secondo capitolo declina, sul piano prettamente storico, le tappe principali dell’evoluzione storico-sociale dell’istituto relativo alla nomina vescovile, come detto, seguendo il percorso e le evoluzioni dei rapporti tra Chiesa e Stato. Il terzo capitolo intende presentare quattro vicende storiche particolari: Mons. Caron, San Giovanni Bosco, Mons. Guarino e Mons. Tagliaferro; ognuno di essi ha avuto direttamente a che fare con il tema in questione, per un verso o per un altro. Ad esempio, il veneto Andrea Caron, nominato arcivescovo di Genova dal Santo Padre Pio X, a causa del mancato exequatur, non riuscì mai a prendere possesso della sua arcidiocesi, San Giovanni Bosco si spese molto come voce mediatrice negli anni dei difficili rap-porti tra Stato italiano e Santa Sede circa la questione degli exequatur. Il siciliano Guarino, che divenne anche cardinale, non ricevendo anch’egli l’exequatur fu addirittura sfrattato con l’uso della forza del palazzo arcivescovile di Siracusa, e infine il vi-centino don Girolamo Tagliaferro, arciprete di Schio in provincia di Vicenza, non fu mai nominato vescovo a causa del suo intransigente antifascismo.
    In conclusione nel quarto capitolo si analizza come nella normativa postconciliare, che deriva da diverse fonti, la nomina dei vescovi oggi non dovrebbe più essere una questione di mero interesse politico, demandata solo alle alte autorità, bensì – data la nuova ecclesiologia del Concilio Vaticano II – dovrebbe essere un importante momento di comunione e corresponsabilità.



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