La spiritualità del «Verbo umanato» nel diario della beata Elisabetta Vendramini
riscoprire l’attualità e la fecondità di un’esperienza personale.
Il tema del «Verbo incarnato» che sin dai primi secoli ha reso assai vivace il dibattito teologico e il vissuto della Chiesa occupa un posto centrale nell’esperienza di Elisabetta Vendramini.
Lo studio contenuto all’interno del presente lavoro ha come scopo l’approfondimento di questo argomento nei suoi scritti, particolarmente nel Diario, al fine di coglierne gli eventuali sviluppi e di comprendere il significato e lo spessore che ha avuto nella sua esperienza spirituale, anche provando a individuare alcune corrispondenze con i testi della Sacra Scrittura, dei Padri della Chiesa, di santi o di altri autori spirituali.
Elisabetta Vendramini – che attinge anche alla spiritualità sanfrancescana – utilizza l’espressione «Verbo umanato» per indicare l’evento dell’Incarnazione di cui considera soprattutto i tre momenti della nascita, crocifissione e presenza eucaristica di Gesù, figlio di Dio e uomo. Per lei l’umanità di Gesù, la sua carne, è passaggio obbligato per arrivare alla sua natura divina e amore e umiltà sono le due principali chiavi di lettura da lei intuite per descrivere il farsi uomo di Dio.
Alla luce dell’esperienza e dell’interpretazione di Elisabetta Vendramini, in seguito raccolta dalle sue figlie spirituali, emergono i tratti divini di una prossimità concreta e di una smisurata misericordia che rinviano all’effettiva e affettiva presa in carico da parte di Gesù, uomo e Dio, delle miserie umane.