Facoltà Teologica del Triveneto: Progetto THESIS Fttr

Tipologia Tesi: Laurea Magistrale in Scienze Religiose

  • L’aborto alla luce del quinto comandamento: non uccidere. Risvolti giuridici ed etico-sociali

    Risvolti giuridici ed etico-sociali

    La gravidanza è un processo umano e biologico intriso di unicità assoluta in quanto mezzo esclusivo ed insostituibile di creazione dell’uomo.
    I tentativi di imitarlo con le forzature innaturali delle tecniche di procreazione medicalmente assistita – quasi sempre erroneamente rivendicate alla luce di quel falso vitalismo espresso dalla equivoca voglia di maternità e paternità – così come le più variegate normazioni orientate al riconoscimento di quel «giusto» blocco della nascita del «nuovo uomo» (nel senso di irripetibilità
    ed unicità del nascituro), depongono per la inconfutabile attestazione di «strumento di vita» di cui l’uomo dispone per gioire con sofferenze ed evitare di soffrire senza poter gioire, a patto che la
    consapevolezza sia quella di una vita nel grembo materno. C’è chi farebbe, dunque, carte false per avere un figlio e chi ne farebbe altrettante per evitare di averne così come, evidentemente, c’è anche chi può rimanere indifferente alla notizia di una vita in divenire o di una vita cui non può ambire.

    In conseguenza di tanto, siccome interrompere una gravidanza significa sopprimere una vita, chi ha effettuato questa scelta se ne assume la responsabilità di soffrire senza poter gioire perché qualsiasi cosa di valore annovera nel proprio percorso di enunciazione pesi e problemi. Uccidere un essere umano, dunque, è una pena da scontarsi nell’eternità a fronte di una scelta di comodo che non può mai significare gioire, perché si è scelti di non soffrire.



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