Lutero e Müntzer nella guerra dei contadini tedeschi (1524-1525)
La guerra dei contadini del secolo XVI in Germania, può essere considerata come la “prima rivoluzione sociale e nazionale della storia”. Tutto nacque per motivi religiosi, in quanto, grazie a Lutero che tradusse i testi Sacri in lingua volgare, si creò nell’uomo la certezza che, come insegna il cristianesimo, ogni uomo è uguale sia di […]
La guerra dei contadini del secolo XVI in Germania, può essere considerata come la “prima rivoluzione sociale e nazionale della storia”. Tutto nacque per motivi religiosi, in quanto, grazie a Lutero che tradusse i testi Sacri in lingua volgare, si creò nell’uomo la certezza che, come insegna il cristianesimo, ogni uomo è uguale sia di fronte a Dio e anche al suo prossimo. Per questo motivo i contadini cominciarono a chiedersi come mai fossero costretti a vivere in una società dove alcuni individui potevano opprimere gli altri.
A fianco di questo motivo religioso c’era anche un aspetto di tipo politico, in quanto i contadini, che erano ancora in una situazione di “servi della gleba”, grazie all’aiuto di uomini colti come Müntzer e altri, cominciarono a rivendicare, attraverso testi e articoli, maggiori diritti e maggiore considerazione nella società.
Era allora inevitabile che l’antagonismo tra i contadini e i nobili portasse ad una rivoluzione totale; finché le classi continuavano a esistere con una disparità così esagerata, l’ultima parola del popolo sarà sempre la lotta e la morte.
Quindi la rivoluzione per loro era necessaria per ribaltare l’ordine sociale e garantire un miglioramento della propria condizione. Purtroppo, però, la sconfitta segnò la fine delle loro speranze, anzi fu addirittura una consolidazione della vecchia condizione, ovvero lusso e privilegi per pochi, miseria e sfruttamento per tutti gli altri.
Un aspetto importante che risulta da questa rivoluzione è il far coincidere il volere di Dio con la violenza verso i vessatori, come atto teologicamente fondato. Müntzer, che era uno dei più importanti fautori di questa idea, sosteneva che il vero cristianesimo, quello voluto da Dio, non poteva sussistere accanto al male, per cui di fronte all’ingiustizia sociale subita dai contadini, era un dovere non solo morale, ma anche religioso ribellarsi ai propri oppressori per rompere quella forma di sottomissione. Secondo questa concezione, per non essere complici del male, era necessaria la preghiera ma anche la violenza e di conseguenza la realizzazione del Regno di Dio non doveva essere aspettata passivamente ma conquistata.
Di fronte alle battaglie era evidente la grande disparità di forza in campo, di conseguenza i contadini potevano sperare solo in un aiuto divino. La rivolta però si concluse in un bagno di sangue: alla fine delle varie rivolte in Germania oltre 100.000 contadini persero la vita in battaglia.
Lutero, che aveva esplicitamente appoggiato i principi, in seguito sarà costretto ad ammettere il suo dispiacere per la morte di migliaia di persone, dichiarerà infatti: “Ho convinto i nobili a sterminare i contadini, ma il loro sangue mi soffoca”. La guerra dei contadini può essere considerata come la sconfitta di Lutero e della sua idea pacifica e universale di riforma.
La rivolta dei contadini fu dimenticata per alcuni secoli, ma venne studiata e riscoperta da Frederich Engels , che vide nella predicazione di Müntzer il concretizzarsi delle sue idee. Müntzer e i contadini divennero icone della propaganda comunista, e, a tal proposito, furono costruite statue e affreschi in loro onore, che si possono ancora trovare e visitare nella Germania orientale.
Se da una parte Lutero scrisse “Chiunque abbia visto Müntzer può dire di aver visto il diavolo incarnato nella sua furia più feroce”, molti altri lo considerano ancora oggi il primo eroe della rivoluzione tedesca e un «profeta della libertà».