Maria Maddalena
il discepolato femminile ieri e oggi
Nell’incontro con Gesù, Maria Maddalena scopre la sua essenza di donna e di essere umano capace di amare, perché riceve da Gesù quell’amore puro, esente da secondi fini, mai avvertito prima che l’appaga a tal punto che non ne può più fare a meno. Ciascuna dal “principio” eredita la dignità di persona proprio come donna e Gesù conferma questa dignità, la ricorda, la rinnova, ne fa il contenuto del Vangelo e della redenzione, per la quale è inviato nel mondo.
E’ proprio a partire dallo sguardo di Gesù, che possiamo vedere e conoscere il volto, la storia di alcune donne da lui incontrate lungo il cammino dell’annuncio del Regno di Dio. A queste donne verrà poi data la missione di annunciare l’evento pasquale. Le donne, fedeli discepole del Signore, diventano così le prime ad annunciarlo risorto.
Di alcune conosciamo la storia, ma non il nome e sarà proprio l’incontro con il Signore Gesù che ci rivelerà la loro identità più profonda e la bellezza del loro sguardo. Ogni donna del vangelo arriva fino a noi, e attraverso loro siamo raggiunti, incontrati e toccati dal Signore, il solo che restituisce a ogni creatura la dignità e la bellezza di essere figli di Dio.
Il passo biblico che più urge ancor oggi per una riflessione antropologica ed ecclesiologica, rimane quello di Paolo in Galati 3, 28: «non c’è giudeo né greco; né schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù». Paolo non vuole eliminare le differenze in quanto costitutive dell’essere umano; infatti non usa in questo caso il “né maschio né femmina” ma si esprime con «non c’è maschio e femmina» per sottolineare che nella Chiesa non possono esistere differenze né di status sociali, né di gruppo religioso e tanto meno di sesso.
Il focus sul quale puntare è l’accettazione di un confronto reale con il disagio di molte donne credenti, che chiedono di avviare una vera promozione dei ruoli femminili all’interno di una Chiesa anche al femminile che risponda in modo responsabile al Vangelo di Gesù quale parola di liberazione e inclusione. Per realizzare questo cammino è necessaria una trasfigurazione che permetta di comprendere come la donna nella Chiesa non necessiti di un’integrazione nelle strutture già esistenti, ma attraverso la valorizzazione delle sue risorse, oggi ancora non del tutto riconosciute, possa concorrere a quella trasformazione che consenta alle relazioni tra maschio e femmina il superamento di quegli ostacoli che vedono la donna incapace di esprimersi nella sua totalità. Questo cammino di maturazione è possibile e doveroso per garantire quell’uguaglianza nella differenza che trova l’immagine speculare della donna fin dalla sua creazione: «E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» (Gen 1,27).
