Facoltà Teologica del Triveneto: Progetto THESIS Fttr

Tipologia Tesi: Laurea in Scienze Religiose

  • “Quello che vuoi tu!”

    Il Getsemani come lettua del rapporto tra la libertà di Gesù e la paternità di Dio

    Questo lavoro nasce dall’idea di approfondire il tema della libertà umana di Gesù nei confronti del Padre. L’esperienza della difficoltà ad accettare una volontà che si percepisce come imposta “dall’alto” è comune, in particolare quando tale volere chiede un sacrificio. Il vangelo racconta come la paternità di Dio si riveli nella persona del suo figlio divenuto uomo, Gesù: la volontà del Padre non è assoluta e sciolta da legami, ma si inscrive e si esplica all’interno della relazione di paternità-figliolanza tra Dio ed Gesù. La pericope che narra l’affidamento di Gesù nelle mani del Padre è quella del Getsemani (14,32-42). Poco prima di essere arrestato, Gesù si “consegna” ai discepoli nell’Ultima cena e si avvia nell’orto degli Ulivi per raccogliersi in preghiera col Padre (14,17-26).
    Si è scelto il vangelo di Marco perché è l’evangelista che racconta la vicenda senza tentare di edulcorare il dolore che Gesù vi patisce rilevando, più degli altri, l’angoscia mortale di Gesù di fronte all’apparente abbandono da parte del Padre e, contemporaneamente, la totale fiducia nel suo amore .
    Dopo una prima presentazione del secondo Vangelo e di come quest’ultimo avvicina il lettore alla persona di Gesù, segue l’analisi e l’esegesi della pericope del Getsemani. Mentre l’abbandono degli amici e il tradimento sembrano prevalere, ecco che Gesù dona la sua vita consegnandosi al Padre.
    Il terzo capitolo proseguirà nel tentativo di comprendere più a fondo il mistero della relazione a cui Gesù si affida nell’ora della prova cercando una prima risposta agli interrogativi scaturiti. In questa parte allargheremo lo sguardo all’intero Vangelo. Sono quindi individuati i temi principali della pericope: la relazione di figliolanza che Gesù mantiene attraverso la preghiera e la difficoltà dei discepoli a comprendere le parole ed i gesti di Gesù.
    L’evangelista consegna al lettore un Gesù prostrato che rivolge al Padre la richiesta di evitare il destino di morte che lo attende. Tuttavia il desiderio espresso in completa libertà di evitare l’ora, si concilia con la volontà di far prevalere quello del Padre, mostrando la qualità e l’intimità della sua relazione con Lui, che gli consente di superare l’agonia della fede nella consapevolezza dell’amore di Dio.
    L’idea di Dio che deriva dal presente lavoro è definita da Ernst comee “umana”, perché mostra «la grandezza di un Dio che si spossessa di sé rivelandone il vero volto» : la paternità dell’onnipotenza, detto altrimenti, l’onnibontà divina. È un Dio che non esige e non schiaccia, è una signoria che cammina tra gli uomini non per “conquistare l’altro” ma per servirlo liberandolo da ogni schiavitù e alienazione . Dio che si rivela nel Figlio non rimane in sé ma si mette necessariamente in gioco (e a repentaglio) con l’uomo. Non è un ente eccellente, geloso della propria perfezione, ma è l’enigma del divino nel mondo, che si svela e si nasconde nella vita degli uomini.
    Da parte sua, Gesù ha fatto propria la responsabilità che consegue dalla rivelazione di Dio. Esistere è avere un rapporto col mistero, in questo sta l’essenza della vita umana: non poter venir meno a tale rapporto, a tale compito .



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