Salmo 137: un salmo difficile da pregare?
La Bibbia contiene molte pagine di inaudita violenza che provocano sconcerto ed imbarazzo nel fedele cristiano. Il salmo 137 – dal tono esplicitamente imprecatorio (soprattutto nella sua parte finale) – è un chiaro esempio: l’animosità nei riguardi del nemico si traduce infatti nella più inaccettabile ed inascoltabile delle beatitudini per un orecchio cristiano: «Figlia di […]
La Bibbia contiene molte pagine di inaudita violenza che provocano sconcerto ed imbarazzo nel fedele cristiano. Il salmo 137 – dal tono esplicitamente imprecatorio (soprattutto nella sua parte finale) – è un chiaro esempio: l’animosità nei riguardi del nemico si traduce infatti nella più inaccettabile ed inascoltabile delle beatitudini per un orecchio cristiano: «Figlia di Babilonia devastatrice, beato chi ti renderà quanto ci hai fatto. Beato chi afferrerà i tuoi piccoli e li sfracellerà contro la pietra».
Come lettori ci sentiamo immediatamente percorsi da un senso di ripulsa: è possibile per un cristiano che segue l’etica evangelica del perdono pregare l’odio contro i nemici? Come è possibile praticare la misericordia se Dio stesso offre talvolta di sé un’immagine dai contorni violenti ed efferati?
Attraverso uno studio approfondito del salmo 137 e in particolare dei vv. 7-9 – espunti dalla liturgia delle Ore a causa del loro carattere imprecatorio – ribadiremo come tutto nella Scrittura è Parola di Dio, anche la più scomoda e la più irripetibile. Di qui l’auspicio di un loro ripristino nel Salterio per una preghiera integrale, senza tagli né censure.
L’elaborato si colloca dunque all’interno delle discipline bibliche.
Il metodo applicato tiene conto dei risultati più recenti dell’esegesi.
Dopo una breve introduzione, nel primo capitolo presenteremo un’analisi dettagliata del salmo 137. Nel secondo capitolo tratteremo della violenza nell’Antico e nel Nuovo Testamento, mentre nel terzo faremo un rapido excursus storico attorno alle principali tappe di un itinerario che portarono alla decisione finale di espungere dal Libro del Salterio quei salmi – o una parte di essi – che mal sembravano conciliarsi con la prassi etica dell’amore proposta dal Nuovo Testamento. Si evidenzieranno poi i principali risultati della ricerca biblica per una corretta ermeneutica dei vv. 7-9 del salmo 137. Infine, nella parte conclusiva, formuleremo qualche riflessione un po’ più personale rispetto all’opportunità o meno di eliminare dall’uso liturgico quei salmi e/o quei versetti in cui prevale il tono violento e imprecatorio.