Facoltà Teologica del Triveneto: Progetto THESIS Fttr

Tipologia Tesi: Licenza in Scienze Religiose

  • The forgotten creed. Spiritualità e ritorno all’ebraismo nelle opere di Arnold Schönberg

    La figura di Arnold Schönberg, il più rivoluzionario compositore del ‘900, è imprescindibile per chiunque si occupi di musica, ma presenta moltissimi aspetti interessanti e degni di riflessione anche per chi si interessi di religione e spiritualità. Questo studio si concentra sul percorso umano e artistico di Schönberg, che fin dagli anni della giovinezza si […]

    La figura di Arnold Schönberg, il più rivoluzionario compositore del ‘900, è imprescindibile per chiunque si occupi di musica, ma presenta moltissimi aspetti interessanti e degni di riflessione anche per chi si interessi di religione e spiritualità.
    Questo studio si concentra sul percorso umano e artistico di Schönberg, che fin dagli anni della giovinezza si accompagnò alla ricerca di un’identità religiosa, andata via via definendosi in senso ebraico col passare degli anni.
    Di famiglia ebrea, a 24 anni Arnold Schönberg si convertì al cristianesimo protestante per poi tornare al suo credo originario nel 1933, in un periodo in cui, esibendo il proprio certificato di battesimo, avrebbe potuto probabilmente risparmiarsi l’esilio negli Stati Uniti.
    Il percorso travagliato del musicista viene osservato nell’evoluzione della sua creazione artistica, che presenta molte composizioni d’ispirazione religiosa, tra le quali l’opera Mosè e Aronne. In questo capolavoro traspare l’identificazione del compositore con Mosè e del metodo dodecafonico di sua invenzione con una sorta di legge mosaica della musica contemporanea. Attraverso la nuova legge Schönberg intendeva ristabilire un nuovo ordine musicale da cui poter ripartire.
    Nel progetto incompiuto della sua autobiografia Schönberg citava cinque elementi qualificanti la sua esistenza, due dei quali sono legati alla religione: «Come sono diventato musicista, Come sono diventato cristiano, Come sono diventato wagneriano, Come sono diventato brahmsiano, Come sono tornato ebreo»; in definitiva un percorso che l’ha ricondotto al «forgotten creed», espressione dal lui stesso messa sulle labbra del protagonista di A Survivor from Warsaw (1947).
    Il suo ritorno alla religione dei padri va interpretato non tanto come una soluzione “personale”, chiusa e risolta nella posizione mistica del credente, bensì diventa una presa di coscienza dell’unico ed eterno Dio, invisibile e irraffigurabile e della propria identità ebraica operante in un contesto politico e sociale tra i più drammatici della storia.



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