Facoltà Teologica del Triveneto: Progetto THESIS Fttr

Tipologia Tesi: Laurea Magistrale in Scienze Religiose

  • «Ti chiamerai Israele, perché hai lottato con Dio e con gli uomini e hai vinto!» (Gen 32,29)

    La lotta con Dio tra Genesi 32,23-33 e Marc Chagall

    Leggendo i testi e approfondendo la figura di Giacobbe sono emersi degli elementi particolarmente interessanti e promettenti.

    Uno di questi elementi è il tema delle relazioni e in particolare della fraternità, che bene esprime l’intero ciclo di Giacobbe nel quale è ripreso e approfondito più volte, fino a raggiungere il suo apice nella pericope scelta, Gen 32,23-33. Giacobbe ed Esaù sono segnati nella loro relazione sin dal grembo materno (Gen 25, 22-26): lotta ed elezione qui si affrontano in un duello che non si risolve come ci si aspetta e che si svilupperà nei capitoli successivi in modo ancora più originale e imprevedibile. Giacobbe ha iscritto nel suo nome l’imbroglio; sembra segnato dalla nascita a vivere in modo disonesto e, infatti, la relazione con Esaù è segnata in un primo momento dalla vendita della primogenitura e successivamente dall’estorsione della benedizione che, nel mondo biblico, è molto più della semplice trasmissione dell’eredità patrimoniale, ma è partecipazione alla benedizione di Dio.

    Questi intrighi e imbrogli aprono al secondo elemento che farà di filo conduttore a questo lavoro, il viaggio di Giacobbe, metafora del lungo percorso che lo porta a un radicale cambiamento interiore. L’articolazione dell’intero ciclo aiuta a coglierne il senso profondo: la relazione con Esaù è indubbiamente il nucleo fondamentale di tutta la narrazione, infatti, la apre (25,19–28) e la chiude (32,2–36), ma non è l’unico poiché al centro (29,1–32,1) si trova un’ampia sezione legata alla relazione di Giacobbe con Labano, suo zio e suocero. Colui che nella prima parte del racconto è diventato – con l’inganno – il primogenito e il benedetto, ora si ritrova a vivere fuggiasco, in povertà assoluta e solitudine profonda. Questo viaggio è un percorso a tappe, teologico e pedagogico insieme, preparato dal “grande assente” di tutto il ciclo: Dio, che si rivela proprio nella complessità della dimensione orizzontale delle relazioni, spesso segnate da meschinità e piccolezze. È lui che guida e accompagna Giacobbe a far propri i significati profondi di quanto vive con Labano; è lui che “prepara” Giacobbe ad incontrare suo fratello; è lui che ne anticipa il ritorno, «ecco, io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questa terra, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che ti ho detto» (Gen 28,15).
    L’uomo dell’inganno, l’uomo scaltro che ha sempre agito con intelligenza, ha sperimentato di persona l’inganno di Labano. Grazie a questa trama l’autore getta le fondamenta del cammino di crescita e maturazione di Giacobbe che lo porterà ad “affrontare” l’altro e l’Altro, predisposto a lasciarsi portare da una relazione che lascia il segno.
    Il valore altamente simbolico di Gen 32 si coglie non solo se lo si colloca nel suo contesto prossimo, ma anche nell’intero ciclo di Giacobbe di cui è espressione sintetica. Gen 32 riprende molti punti dei capitoli precedenti dei quali evidenzierò i paralleli con Gen 27 poiché il nostro testo sembra un percorso inverso, di purificazione che porta ad una profonda conversione del modo di pensare e di agire di Giacobbe.
    Particolarmente interessante risulta il collegamento tra i capitoli legati alla relazione di Giacobbe con Labano e l’ampia sezione dedicata alla preparazione e all’incontro con Esaù: soltanto dopo aver “risolto” i conflitti e i malintesi con lo zio e suocero ed essersi da lui congedato con tutta la sua famiglia, Giacobbe si incammina e si prepara gradualmente all’altro incontro, più importante, quello con suo fratello. La paura di incontrarlo raggiunge il culmine nella preghiera di 32,10-13 con la quale Giacobbe si riconosce indegno, debole e, forse per la prima volta, si affida a Dio preparandosi a questo duplice incontro.

    Questo viaggio di Giacobbe, che capovolge l’itinerario fatto da Abramo da Canaan a Ur (cf 11,27-25,11), culmina con una lotta altamente simbolica ed intrigante: di notte, da solo, con una presenza non facilmente identificabile e proprio in questo confine geografico (lo Jabbok) ma anche esistenziale, Dio si rivela a Giacobbe che fa esperienza di un Dio tanto misterioso quanto misericordioso, che non teme di scegliere ed eleggere chi sbaglia, chi trama alle spalle degli altri.

    La lotta – quindi – è un paradigma esistenziale per Giacobbe: di questa lotta Giacobbe porterà per sempre il segno, di sicuro a livello fisico perché viene colpito all’articolazione del femore, ma anche e soprattutto al livello simbolico, perché da questa lotta ottiene un nome nuovo che porta per sempre iscritto il nome di Dio, El, ricordo del percorso interiore fatto che apre a un modo nuovo di vivere la relazione.

    Il combattimento così importante per la vita di Giacobbe diventa un possibile modello per la vita di ogni uomo, infatti, ogni autentico cammino di crescita, umana e spirituale, non può prescindere dalla lotta, con sé, con gli altri e – per chi crede – con Dio, poiché questa esperienza porta in sé la possibilità di diventare adulti, anche nella fede.

    A livello artistico questo passaggio è stato espresso da diversi autori proprio per l’aggancio immediato alla vita di chi “contempla” le varie opere prodotte. La scelta di analizzare il dipinto di Marc Chagall, La lotta di Giacobbe e l’angelo, custodito al Museo nazionale del Messaggio Biblico a Nizza, nasce da una particolare sfumatura che – a mio avviso – l’autore riesce ad imprimere con forza alla sua opera d’arte: Giacobbe, pur lottando con tutte le sue forze, sembra doversi arrendere a un grande abbraccio che lo “vince”, lo contiene e lo supera portandolo alla benedizione che tanto cerca (desidera mi suona meglio ma l’ho usato troppe volte già, vero?). Chagall ha saputo mettersi in ascolto dei bisogni del suo tempo e della gente che ha incontrato nella sua vita, traducendo ogni storia, ogni sguardo e ogni gesto in pennellate cariche di significati e sentimenti profondi.

    Perciò ad un approfondimento biblico segue un itinerario artistico secondo le intuizioni dell’opera di Chagall, per poi aprire la strada ad un’uscita pastorale, un incontro per giovani che parte proprio dall’evocazione del loro vissuto, grazie agli spunti offerti dal testo biblico e alle suggestioni derivanti dall’analisi del dipinto di Chagall, per poi aprire ad una riespressione, che chiede di mettersi in gioco in prima persona, magari attraverso la formulazione di una preghiera, una sorta di rielaborazione orante, sotto forma di supplica, lode, ringraziamento, intercessione, che consenta di esprimere ciò che si è intuito nel più profondo del cuore.

    Di fronte a un testo così ampio e articolato anche la metodologia sarà varia: accanto all’analisi narrativa che consentirà la ricostruzione della trama di tutto il ciclo di Giacobbe, sarà affiancata un’analisi semantica dei temi portanti tra i quali evidenzio sin da ora il tema della benedizione, della lotta e della fraternità, una triade che può aiutare a mettere a fuoco i passaggi fondamentali. Per la parte artistica, dopo una breve cornice sull’autore e sull’opera, verranno evidenziati alcuni passaggi che mostrano la straordinaria capacità dell’autore di coniugare l’universalismo del testo di Gen 32,23-33 con il particolarismo del suo mondo, del suo vissuto personale.



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